Questo è il resoconto della campagna che sto conducendo di
Ultraviolet Grasslands, un viaggio psichedelico attraverso le immense Praterie Ultraviolette fino
alla Città Nera.
Questa è il quattordicesimo appuntamento, ma l'inizio del viaggio
è narrato qui.
Personaggi presenti: Blu Colpa, Malachite Diamandis, Raton Tio,
Blallo Judgement
Giorni 97-99, Cratere dei Cocci, presso Cava Allagata
Una grossa cava, in parte a cielo aperto, si staglia di fronte alla carovana
appena giunta.
Tutt'attorno al grande cratere artificiale abbandonato crescono erba alta e
tagliente come lame e grossi viticci spinosi. Il fondo, svariate decine di
metri sotto, è allagato da un'acqua stagnante e piena di vegetazione da cui
provengono forti gracidii.
Su due lati della cava lungo i percorsi che discendono verso il fondo due
aperture, una sopra il livello dell'acqua e quindi asciutta e un'altra,
semi-sommersa, portano nelle profondità della terra.
Decidono di avventurarsi nella cava dall'ingresso asciutto, ma prima Malachite chiede ai rovi di spostarsi così da non calpestarli e fare sì che il gruppo non si ferisca calpestandoli. I rovi, gentilmente, eseguono.
Entrano nella miniera iniziano ad esplorarla.
È evidente che è decisamente antica, anche per i resti dei binari e dei
carrelli completamente arrugginiti, ma il soffitto e le travi sembrano
resistere il passaggio del tempo. Il percorso si sviluppa in svariate
direzioni e il gruppo decide di usare delle lampade arrugginite che trovano in
giro per segnare la via e non perdersi. Anche dentro questa parte di miniera
ci sono aree allagate e più umide, e da queste arrivano i gracidii delle rane,
ma il gruppo si tiene nelle aree asciutte.
Finalmente, dopo un po' di esplorazione, trovano un bel filone di porcellana
sanguigna!
Raton trova lì vicino un paio di picconi in buono stato da poter usare, e tre
di loro (Blu aveva un piccone suo) decidono quindi di mettersi a estrarre un
po' di questo materiale da poter rivendere.
Nel frattempo Malachite, che non può aiutare per mancanza di picconi, decide
di andare a cercare le rane (ovviamente) per parlare con loro. Seguendo
i loro gracidii non impiega molto tempo ad arrivare in un'area allagata
apparentemente abitata da queste creature.
Le rane sono decisamente grandi, con i colori sgargianti rossi e gialli, e
occhi curiosi. Malachite in poco tempo fa amicizia con loro che si dimostrano
curiose e non ostili e, utilizzando la sua empatia con gli animali, riesce a
chiedere e capire che le aree abbandonate della miniera non nascondono altro
di interessante e che le rane si trovano a proprio agio nella cava.
Nota dell'Arbitro: per l'interazione con le rane ho tirato il classico tiro di reazione ed è uscito come risultato "loquace" – un buon tiro di Malachite sulla sua abilità "Sussurrare ai Muli" ha fatto il resto.
Dopo due giorni di scavo riescono a estrarre un sacco di porcellana sanguigna
per il valore di 200€.
Al ritorno alla carovana scoprono che gli animali hanno mangiato i viticci
spinosi che crescono attorno alla cava, scoprendo che sono commestibili:
Blallo ne assaggia una e, trovando che sia pure molto buona, battezza questa
pianta "cicorione".
In una giornata così raccolgono ben 6 sacchi di cicorione (da 50€ l'uno) da
poter rivendere ed eventualmente da utilizzare come provviste in caso di
necessità.
Infine decidono, prima di allontanarsi dall'area, di cercare le baracche e gli
edifici dove si aspettano che abitassero i lavoratori della cava.
Ci vedono giusto, ma a causa dell'antichità delle strutture e della
vegetazione che vi è cresciuta sopra impiegano un ulteriore giorno di ricerca
prima di trovare quello che cercano. Sono antiche casupole di mattoni
fatiscenti avvolte dalle piante, e un grosso casermone pieno di macchinari
antichi e arrugginiti.
Tuttavia, la fortuna è dalla loro parte! Tra i macchinari riescono a trovare
ben 3 sacchi di porcellana sanguigna abbandonata.
Tra 4 sacchi di porcellana e 6 sacchi di cicorione la visita alla cava ha dato
i suoi frutti.
Giorni 100-102, Cratere dei Cocci
Finalmente decidono di tornare verso la pista che attraversa il cratere e che
lo collegano all'Alta Strada e quella Bassa e l'Ultimo Serai.
Qui raccolgono e mettono insieme tutte le informazioni che hanno sentito e
trovato riguardanti l'area del Cratere:
- La strada che dal Cratere porta alla Cittadella di Porcellana esiste veramente: è poco battuta ed utilizzata quasi solo dai Principi di Porcella che cercano di tenerla nascosta in modo da garantirsi un facile ed esclusivo accesso al Cratere e alle sue cave di porcellana.
- A due giorni di distanza si dice ci sia una autofat (autofattoria) impazzita che, lasciata a sé stessa, continua ad automantenersi in funzione.
- Sempre a due giorni di distanza si trova la lussuosa residenza di Satrasco, ricca mercante del Consorzio del Giglio Giallo. Apparentemente è morta, la sua dimora di vetro è rimasta senza nessuno a custodirla, ed è quindi preda facile per chi volesse andare a dare un'occhiata e vedere cosa riesce a trovare di interessante.
Il gruppo decide di andare verso l'autofat, a due giorni di distanza.
Giorni 103-104, Cratere dei Cocci, verso l'Autofat Impazzita
Anche stavolta il viaggio è tranquillo
(NdA: cazzo, sono sculatissimi con i tiri di Sventura!) ma lungo
il percorso fanno un incontro… familiare.
Incontrano infatti dei radiofantasmi che, stavolta, li guidano fino a
una collinetta con sulla sommità un arco di pietra bianchissima che riflette
la luce del sole, e un odore di magia tutt'attorno ad esso.
Blallo decide, come sua prassi ormai, di lanciarci attraverso la
pseudo-gallina.
Al suo passaggio attraverso l'arco vedono come una sorta di effetto "specchio"
e, in pochi istanti, l'odore di magia svanisce. Magica (come è stata
battezzata la pseudo-gallina, ormai divenuta famiglio di Blallo) è, ancora una
volta, incolume.
Malachite prova di nuovo a lanciare Magica attraverso l'arco, ma stavolta non
succede proprio nulla e, chiedendole come si sente, riesce a capire che sta
bene.
Analizzano meglio l'arco: è fatto di pietra bianchissima (sembra pietra, perlomeno) scolpita da un unico pezzo, e davvero liscia. Una rapida valutazione fa propendere verso un ottimo valore di mercato, se venduta intera: ben 9000€ per 10 sacchi.
Il problema è estrarla dal terreno e caricarla sui carri: al momento non hanno
gli strumenti adatti per farlo, e prendere solo una parte della strana pietra
farebbe calare moltissimo il valore totale.
Infine notano, ai piedi dell'arco appesa a un rametto piantato per terra, una
chiave.
Questa è di metallo con l'estremità a forma di un sole tagliato a metà con i
raggi che si irradiano. Attaccata all'occhiello, una targhetta di plastica con
un'immagine: quella di un'uscita di sicurezza.
Sull'arco però non c'è nessuna serratura.
Prendono la misteriosa chiave, decidono di appuntarsi il luogo di dove si
trova l'arco per eventualmente tornare in un secondo momento più preparati a
portarselo via, e si rimettono in viaggio verso l'autofat.
Ci rileggiamo alla sessione quindici!
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