lunedì 3 maggio 2021

UVG Sessione 14 - La Cava Allagata e le Rane Chiacchierone

Questo è il resoconto della campagna che sto conducendo di Ultraviolet Grasslands, un viaggio psichedelico attraverso le immense Praterie Ultraviolette fino alla Città Nera.

Questa è il quattordicesimo appuntamento, ma l'inizio del viaggio è narrato qui.

Personaggi presenti: Blu Colpa, Malachite Diamandis, Raton Tio, Blallo Judgement

Giorni 97-99, Cratere dei Cocci, presso Cava Allagata


Una grossa cava, in parte a cielo aperto, si staglia di fronte alla carovana appena giunta.

Tutt'attorno al grande cratere artificiale abbandonato crescono erba alta e tagliente come lame e grossi viticci spinosi. Il fondo, svariate decine di metri sotto, è allagato da un'acqua stagnante e piena di vegetazione da cui provengono forti gracidii.
Su due lati della cava lungo i percorsi che discendono verso il fondo due aperture, una sopra il livello dell'acqua e quindi asciutta e un'altra, semi-sommersa, portano nelle profondità della terra.


Decidono di avventurarsi nella cava dall'ingresso asciutto, ma prima Malachite chiede ai rovi di spostarsi così da non calpestarli e fare sì che il gruppo non si ferisca calpestandoli. I rovi, gentilmente, eseguono.

Entrano nella miniera iniziano ad esplorarla.
È evidente che è decisamente antica, anche per i resti dei binari e dei carrelli completamente arrugginiti, ma il soffitto e le travi sembrano resistere il passaggio del tempo. Il percorso si sviluppa in svariate direzioni e il gruppo decide di usare delle lampade arrugginite che trovano in giro per segnare la via e non perdersi. Anche dentro questa parte di miniera ci sono aree allagate e più umide, e da queste arrivano i gracidii delle rane, ma il gruppo si tiene nelle aree asciutte.

Finalmente, dopo un po' di esplorazione, trovano un bel filone di porcellana sanguigna!
Raton trova lì vicino un paio di picconi in buono stato da poter usare, e tre di loro (Blu aveva un piccone suo) decidono quindi di mettersi a estrarre un po' di questo materiale da poter rivendere.


Nel frattempo Malachite, che non può aiutare per mancanza di picconi, decide di andare a cercare le rane (ovviamente) per parlare con loro. Seguendo i loro gracidii non impiega molto tempo ad arrivare in un'area allagata apparentemente abitata da queste creature.

Le rane sono decisamente grandi, con i colori sgargianti rossi e gialli, e occhi curiosi. Malachite in poco tempo fa amicizia con loro che si dimostrano curiose e non ostili e, utilizzando la sua empatia con gli animali, riesce a chiedere e capire che le aree abbandonate della miniera non nascondono altro di interessante e che le rane si trovano a proprio agio nella cava.
Nota dell'Arbitro: per l'interazione con le rane ho tirato il classico tiro di reazione ed è uscito come risultato "loquace" – un buon tiro di Malachite sulla sua abilità "Sussurrare ai Muli" ha fatto il resto.
Dopo due giorni di scavo riescono a estrarre un sacco di porcellana sanguigna per il valore di 200€.


Al ritorno alla carovana scoprono che gli animali hanno mangiato i viticci spinosi che crescono attorno alla cava, scoprendo che sono commestibili: Blallo ne assaggia una e, trovando che sia pure molto buona, battezza questa pianta "cicorione".
In una giornata così raccolgono ben 6 sacchi di cicorione (da 50€ l'uno) da poter rivendere ed eventualmente da utilizzare come provviste in caso di necessità.

Infine decidono, prima di allontanarsi dall'area, di cercare le baracche e gli edifici dove si aspettano che abitassero i lavoratori della cava.
Ci vedono giusto, ma a causa dell'antichità delle strutture e della vegetazione che vi è cresciuta sopra impiegano un ulteriore giorno di ricerca prima di trovare quello che cercano. Sono antiche casupole di mattoni fatiscenti avvolte dalle piante, e un grosso casermone pieno di macchinari antichi e arrugginiti.
Tuttavia, la fortuna è dalla loro parte! Tra i macchinari riescono a trovare ben 3 sacchi di porcellana sanguigna abbandonata.


Tra 4 sacchi di porcellana e 6 sacchi di cicorione la visita alla cava ha dato i suoi frutti.

Giorni 100-102, Cratere dei Cocci


Finalmente decidono di tornare verso la pista che attraversa il cratere e che lo collegano all'Alta Strada e quella Bassa e l'Ultimo Serai.

Qui raccolgono e mettono insieme tutte le informazioni che hanno sentito e trovato riguardanti l'area del Cratere:
  • La strada che dal Cratere porta alla Cittadella di Porcellana esiste veramente: è poco battuta ed utilizzata quasi solo dai Principi di Porcella che cercano di tenerla nascosta in modo da garantirsi un facile ed esclusivo accesso al Cratere e alle sue cave di porcellana.
  • A due giorni di distanza si dice ci sia una autofat (autofattoria) impazzita che, lasciata a sé stessa, continua ad automantenersi in funzione.
  • Sempre a due giorni di distanza si trova la lussuosa residenza di Satrasco, ricca mercante del Consorzio del Giglio Giallo. Apparentemente è morta, la sua dimora di vetro è rimasta senza nessuno a custodirla, ed è quindi preda facile per chi volesse andare a dare un'occhiata e vedere cosa riesce a trovare di interessante.

Il gruppo decide di andare verso l'autofat, a due giorni di distanza.

Giorni 103-104, Cratere dei Cocci, verso l'Autofat Impazzita


Anche stavolta il viaggio è tranquillo (NdA: cazzo, sono sculatissimi con i tiri di Sventura!) ma lungo il percorso fanno un incontro… familiare.
Incontrano infatti dei radiofantasmi che, stavolta, li guidano fino a una collinetta con sulla sommità un arco di pietra bianchissima che riflette la luce del sole, e un odore di magia tutt'attorno ad esso.

Blallo decide, come sua prassi ormai, di lanciarci attraverso la pseudo-gallina.
Al suo passaggio attraverso l'arco vedono come una sorta di effetto "specchio" e, in pochi istanti, l'odore di magia svanisce. Magica (come è stata battezzata la pseudo-gallina, ormai divenuta famiglio di Blallo) è, ancora una volta, incolume.
Malachite prova di nuovo a lanciare Magica attraverso l'arco, ma stavolta non succede proprio nulla e, chiedendole come si sente, riesce a capire che sta bene.


Analizzano meglio l'arco: è fatto di pietra bianchissima (sembra pietra, perlomeno) scolpita da un unico pezzo, e davvero liscia. Una rapida valutazione fa propendere verso un ottimo valore di mercato, se venduta intera: ben 9000€ per 10 sacchi.
Il problema è estrarla dal terreno e caricarla sui carri: al momento non hanno gli strumenti adatti per farlo, e prendere solo una parte della strana pietra farebbe calare moltissimo il valore totale.

Infine notano, ai piedi dell'arco appesa a un rametto piantato per terra, una chiave.
Questa è di metallo con l'estremità a forma di un sole tagliato a metà con i raggi che si irradiano. Attaccata all'occhiello, una targhetta di plastica con un'immagine: quella di un'uscita di sicurezza.
Sull'arco però non c'è nessuna serratura.

Prendono la misteriosa chiave, decidono di appuntarsi il luogo di dove si trova l'arco per eventualmente tornare in un secondo momento più preparati a portarselo via, e si rimettono in viaggio verso l'autofat.


Qui chiudiamo l'intensissima e interessantissima sessione numero quattordici.
Ci rileggiamo alla sessione quindici!

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